Ogni anno con l'avvento dell'Hajj e della susseguente celebrazione dell' 'Id, così come
quella dell' 'Id al Fitr, la questione del sacrificio animale e conseguentemente quella
del consumo di carne nel mondo islamico si eleva in primo piano tra i muslim così come
tra i non-muslim. Per molti, nel mondo islamico, questa è una questione molto sensibile.
Ancora barcollante di colonialismo ogni aspetto della tradizione (sia legittima che
percepita) diventa un punto di riunione contro ogni ulteriore conquista occidentale. Non
solo le guerre per la propria determinazione e i diritti umani basilari sono ancora
combattuti da muslim in tutto il mondo; in aggiunta a queste guerre fisiche (nell'est ma
soprattutto tra i muslim che vivono nell'ovest), la lotta per il cuore, la mente e l'anima
di ogni credente all'interno della religione dell'Islam è una battaglia continua.
Dovunque ci giriamo la nostra fede è sminuita sia esteriormente che interiormente, e
siamo continuamente pressati ad adottare i modi di vita occidentali, ad assimilarci nella
cosiddetta "cultura più civilizzata". Allo stesso tempo molti individui ben
intenzionati cadono vittime, nel mondo occidentale, nella loro strada alla logica del
colonialismo e ancor più alla logica delle crociate.
Gli stereotipi del mondo musulmano sono così radicati nella cultura occidentale, che
molte persone tolleranti, aperte di mente, che normalmente non cercherebbero mai di
svilire un intero segmento di umanità (sia esso un gruppo razziale, religioso o
culturale), lo fanno come se fosse una quasi seconda natura (apparentemente non
riconoscendolo nemmeno quando lo fanno) quando si parla di Islam. Piuttosto che vedere
l'Islam come l'eroe legittimo e la continuazione della cultura giudeo-cristiana con la
quale è connesso (vedendosi non solo come la radice primordiale della tradizione
abramica, ma anche come la culminazione di essa), esso è sempre stato relegato come
realtà di un fenomeno selvaggio e lontano, come una cultura e una spiritualità primitiva
oltre il limite dell'illuminazione che l'Occidente dichiara come proprio inconscio che
l'Islam di fatto, e la sua cultura derivante, hanno portato molti avanzamenti nella
sapienza umana che sono ora sinonimi di civilizzazione stessa.
In relazione alla questione del benessere umano-animale, questa tendenza tra gli
occidentali piazza il mondo islamico come "quello barbarico", un dominio isolato
dove la popolazione è immersa in superstizioni e in qualche modo fuori dalla realtà
della ragione e della discussione intellettuale, rendendola così una cosa selvaggia e
impenetrabile, vista come un territorio ormai perso. Quando vi è un contatto, questo è
spesso fatto miseramente e in un modo condiscendente, diventa una sorta di ultimo
tentativo di salvare i salvabili da loro stessi. Piuttosto che vedere l'Islam e la sua
cultura derivante allo stesso livello di complessità delle loro credenze religiose e
tradizioni, lo vedono come una popolazione distante e remota, della quale si crede che le
opinioni siano soltanto una e che questo sia retrogrado e irrilevante (perfino se in
realtà noi rappresentiamo uno dei blocchi più grandi dell'umanità con una diversità
nelle opinioni molto alta).
Sapendo questo, è infine tempo per noi muslim di fare il primo passo, di parlare riguardo
questioni di etica e di moralità, sia per amore della nostra comunità che per il suo
continuo avanzamento col resto del mondo, per chiarire quei falsi concetti nel mondo
occidentale che ci hanno colpito. Questo perché vi è un mondo, e se noi siamo qui per
migliorare il pianeta su cui viviamo, è per portare rispetto reciproco e cooperazione fra
tutta l'umanità.
Così iniziamo col parlare di un argomento che è forse uno dei più obbiettati verso
l'Islam da quelle persone che hanno coscienza: la macellazione rituale degli animali.
Il sacrificio non è un pilastro dell'Islam, e nemmeno è obbligatorio durante l'Hajj,
come le sue seguenti 'Id e 'Id al Fitr. Questo non significa che ciò non è successo o
non succeda. Comunque, bisogna vedere gli avvenimenti in maniera contestuale, capendo non
solo l'istituzione del sacrificio nel mondo pre-islamico, le riforme coraniche riguardo a
questa pratica, e il continuare del sacrificio nel mondo muslim, ma anche il contesto nel
quale avvenne la rivelazione coranica stessa. Questo perché sembra che a molte persone,
sia muslim che non, sfugga che il contesto è la chiave.
Il Corano non fu rivelato come un piano per la società umana, con una lista di cose da
fare e da non fare, magicamente da mettere in atto in una notte per formare un mondo
utopico. Esso venne in un periodo di 22 anni, a volte in risposta alle preghiere del
Profeta (sal), altre volte in relazione alle circostanze interne alla comunità, a domande
di un fedele riguardo una particolare pratica eccetera sempre con lo scopo di aiutare il
fedele a cercare di conoscere ulteriormente Allah e a vivere in armonia sia con la Terra
che con il Paradiso. Così in questo contesto uno può dire che il Corano rappresenta la
compilazione di insegnamenti che vennero in risposta alle occasioni e ai luoghi con le
quali era connesso. Comunque andando più in profondità nell'essenza di questi
insegnamenti, dobbiamo anche capire che il Corano stesso si riferisce ai suoi versi come
aventi dietro al significato letterale apparente, un significato allegorico. Allo stesso
modo, dobbiamo riconoscere che il significato che sta dietro ai versi è applicabile in
situazioni diverse alle quali i versi si riferiscono esplicitamente.
Capendo ciò, iniziamo a descrivere la situazione che c'era nell'Arabia pre-islamica
riguardo al sacrificio animale. Non furono solo gli arabi pagani a sacrificare animali ad
una varietà di dei in speranza di guadagnare protezione o qualche favore o guadagno
materiale, ma così fecero anche gli ebrei del tempo per cercare l'unico vero Dio col
sangue sacrificale e bruciando le offerte. Anche la comunità cristiana vide in Gesù
l'ultimo sacrificio, l'agnello finale, per parlare in termini di un altra tradizione
ancora valida di sacrifici animali (dove i peccati sono assolti con il sangue di altri
esseri).
L'Islam comunque, ruppe questa durevole tradizione di appacificare un Dio arrabbiato e
domandò invece sacrificio personale e sottomissione come via per morire prima della morte
e raggiungere lo stato di "Fana" o "estinzione in Allah". La nozione
di "espiazione sostituita del peccato" (assolvere i peccati di uno con il sangue
di un altro) non si trova in nessun passo del Corano. E nemmeno vi si trova l'idea di
guadagnare favore offrendo la vita di un altro a Dio. Nell'Islam, tutto ciò che è
richiesto come sacrificio è quello della volontà personale di sottomettere il proprio
essere e il proprio volere ad Allah.
Basta guardare come il Corano si esprime riguardo ad una delle più famose storie nel
mondo giudeo-cristiano: il sacrificio di Isacco (visto nel mondo islamico come il
sacrificio di Isma'il), per vedere una differenza marcata riguardo al sacrificio e al
fatto se Allah sia appacificato o no dal sangue. La versione coranica del sacrificio di
Isma'il parla in maniera definitiva contro lo spargimento di sangue.
37: 102-107
Poi, quando raggiunse l'età per accompagnare, questi (suo padre) gli disse:- Figlio mio,
mi sono visto in sogno, in procinto di immolarti. Dimmi cosa ne pensi-. Rispose:- Padre
mio, fai quel che ti è stato ordinato: se Allah vuole sarò rassegnato-.
Quando poi entrambi si sottomisero, e lo ebbe disteso con la fronte a terra.
Noi lo chiamammo:- O Abramo, hai realizzato il sogno. Così noi ricompensiamo quelli che
fanno il bene.
Questa è davvero una prova evidente-.
E lo riscattammo con un sacrificio generoso.
Va notato che il Corano non dice come Dio
disse ad Abramo di uccidere (sacrificandolo) il figlio. Sebbene impercettibile, ciò è
molto importante perché la lezione morale è molto diversa da quella della Bibbia. Qui,
ci viene insegnato che Abramo ebbe un sogno in cui vide se stesso uccidere il figlio.
Abramo credette nel sogno e pensò che il sogno provenisse da Dio, ma il Corano non dice
mai che il sogno provenisse realmente da Dio. Comunque, nella volontà di Abramo e di
Isma'il di fare l'ultimo sacrificio (Abramo del figlio, Isma'il dell'attaccamento alla
realtà materiale), si rimosse così un velo tra loro come spirito di verità e di
illuminazione di saggezza divina (evitando così un fallimento di giustizia e correggendo
una volta per tutte la falsa nozione di espiazione sostituta del peccato).
Ciò perché il sempre pietoso, il più compassionevole, non chiederebbe mai ad un padre
di andare contro il suo comandamento di "non uccidere" e di uccidere il proprio
figlio per poter essere accettato. Questo perché il Corano ci insegna che Dio non predica
mai il male (7:28 e 16:90) e che solo Satana predica il male (24:21). La nozione di Allah
che vorrebbe che noi facessimo un atto immorale va totalmente contro la Giustizia Divina.
Per quanto concerne la tradizione annuale che ha seguito questo evento (il sacrificio di
un ariete per commemorare il grande sacrificio personale di Abramo e di Isma'il), dobbiamo
comprenderla e capire anche il verso coranico riguardante il sacrificio animale in
relazione al tempo e al luogo nei quali queste rivelazioni furono percepite e a come le
persone cercavano di fare sacrificio personale dividendo i loro mezzi limitati con i
membri più poveri della loro comunità.
Questo per dire che l'implicazione che sta dietro all'attitudine islamica verso la
macellazione rituale non è quella dell'espiazione sanguinaria o quella di cercare il
favore di Dio con la morte altrui, ma piuttosto l'atto di ringraziamento verso Dio per il
proprio sostentamento e il sacrificio personale di dividere i propri possessi e i cibi di
valore con i propri compagni umani. Il rituale in sé non è il sacrificio. E' solamente
un metodo di uccisione dove gli individui uccidono il più velocemente possibile
riconoscendo che solo Allah ha il diritto di prendere una vita e che essi lo fanno come
membri umili della Creazione Divina per bisogno di sostentamento così come fanno tutte le
altre specie nella Creazione di Allah.
Così esaminiamo alcuni dei versi appropriati nel Corano per vedere cosa dice riguardo al
sacrificio e come esso sia collegato alla vita nel 500 C.E. in Arabia (includendo il
commento di Yusuf Ali per mostrare che perfino qualcuno che era pro-sacrificio, vedendo
gli animali soggetti agli umani non sosteneva la crudeltà sfrenata e le nozioni di
espiazione tramite il sangue).
22:33
Di essi* goderete fino a un termine stabilito. Quindi il luogo del sacrificio sarà presso
la Casa Antica.
*Di essi: Nei bovini o animali offerti in
sacrificio è abbastanza giusto che essi erano utili agli uomini in molti modi; per
esempio i cammelli nel deserto sono utili come animali da trasporto, da carico o come
fornitori di latte, e lo stesso per cavalli e bovi; i cammelli e i bovi sono anche buoni
per la carne, e il pelo dei cammelli può essere trasformato in vestito; capre e pecore
danno anch'esse latte e carne, pelo e lana. Ma se usati per sacrificio, divengono simboli
di persone che mostrano volontà di rinunciare ad alcuni dei propri benefici per l'amore
di soddisfazione dei loro confratelli più poveri. (Commento di Yusuf Ali)
22:34
Ad ogni comunità assegnammo un rito, affinchè menzionassero il nome di Allah sul capo di
bestiame che Egli ha concesso loro*. Il vostro Dio è un Dio unico. A Lui sottomettetevi.
Danne la Lieta Novella** agli umili.
*Questo è il vero fine del sacrificio,
non la propiziazione di poteri superiori, poiché Allah è Uno, e non si diletta con carne
e sangue, ma bensì il ringraziamento ad Allah tramite la divisione di carne con i
compagni umani. Il pronunciamento solenne (del nome di Allah) nel momento del sacrificio
è parte essenziale del rito. (commento di Yusuf Ali)
**La Lieta Novella: Il messaggio di Allah, che accetterà il sacrificio per il beneficio
dei nostri compagni umani). (commento di Yusuf Ali)
22:37
Le loro carni e il loro sangue non giungono ad Allah, vi giunge invece il vostro timor di
Lui. Così ve le ha assoggettate, affinchè proclamiate la grandezza di Allah Che vi ha
guidato*. Danne la Lieta Novella a coloro che operano il bene.
*Nessuno dovrebbe supporre che la carne o
il sangue siano accettabili per l'Unico Vero Dio. Era una immaginazione pagana che Allah
potesse essere appacificato dal sangue. Ma Allah accetta l'offerta dei nostri cuori, e
come simbolo di tale offerta è necessaria qualche istituzione visibile. Ci ha dato forza
sopra la bruta creazione e permesso di nutrirci di carne, ma solo se noi pronunciamo il
Suo nome come atto solenne di prendere una vita poiché senza questa solenne invocazione
noi dimentichiamo la sacralità della vita. E con questa invocazione noi ci ricordiamo che
la crudeltà sfrenata non è nei nostri pensieri, ma solo il bisogno di cibo. (commento di
Yusuf Ali)
È abbastanza chiaro che i passaggi coranici riguardo al sacrificio animale sono in
relazione al ruolo che gli animali ricoprivano nella società arabica a quel tempo (così
come in altre società con clima e culture simili) nella quale gli umani erano
raccomandati di ringraziare Allah e pregarlo per il sostentamento che esso aveva dato loro
e nella quale essi dovevano sacrificare qualcosa di valore per loro affinchè
dimostrassero il loro apprezzamento per ciò che era stato dato loro (che in questo caso
erano gli animali sui quali era basata la loro sopravvivenza).
I riti del sacrificio sono specifici per quel sacrificio che Allah ha dato all'umanità
per il suo sostentamento. L'assunto che tale sostentamento sia sempre stato basato su
esseri a quattro zampe è incorretto. Molti fatti fanno pensare che i primi uomini fossero
principalmente vegetariani come la Genesi suggerisce: "Ecco, vi do ogni erba
produttrice di semenza come cibo". Infatti, in base alla Bibbia, fu solo dopo il
Diluvio Universale che fu concesso agli uomini di mangiare carne (presumibilmente per
ragioni di sopravvivenza), siccome il loro cibo normale era insufficiente. In differenti
tempi e luoghi e da cultura a cultura, ciò che è stato presentato come cibo di
sopravvivenza è variato. Le tribù americane native in Alaska e nel Nord del Canada
avevano disponibilità solo di foche, balene e pesci. Certe popolazioni indiane solo
pesce. Altre popolazioni invece rimasero vegetariane mangiando principalmente solo frutti
e noci.
Da nessuna parte nel Corano vi è detto che persone che non hanno bisogno di mangiar carne
per sopravvivere o che mangiano carne ma non possono disporre degli stessi animali
presenti in Arabia sono in qualche modo incapaci di essere muslim.
E da nessuna parte del Corano vi è detto che il sacrificio ha un altro significato oltre
quello di ringraziare Allah per quello che siamo stati a volte obbligati ad uccidere, e
quello di sacrificio personale di qualcosa considerato un possesso per dividere ciò con
qualche compagno più bisognoso.
Gli animali sono menzionati nel Corano in relazione al sacrificio solo perché in quel
tempo, spazio e circostanza, essi erano dei mezzi di sopravvivenza. In quelle terre
deserte gli uomini, intrinsecamente legati al ciclo naturale, e come parte di esso,
uccidevano ed erano uccisi come ogni altra specie dell'area. L'Islam ha offerto le
condizioni per regolare la vita in quel luogo e in quel tempo, ha assicurato il miglior
trattamento possibile per ognuno in quelle circostanze, mentre allo stesso tempo, ha
ampliato la comprensione della vita per la gente facendola includere una dimensione
spirituale e un rispetto per tutte le vite come parte di un unico intero. Ma non diciamo
che noi siamo per sempre legati a quelle circostanze, o che ciò che rende un uomo un
muslim sta nel mangiare carne o uccidere un animale.
Pronunciare "Ashhadu an la ilaha illa-llah, wa ashhadu anna Muhammadan
rasulu-llah" è ciò che rende un uomo un muslim. Chiaro e semplice. Il capire che
non vi è altro Dio all'infuori di Allah. O per metterla ancora più chiara, non vi è
"Nessun Dio. Solo Allah". Questo è il cuore dell'Islam. In aggiunta ci sono
altri quattro pilastri che rendono un praticante un muslim (questi pilastri esistono per
aiutarci nella realizzazione che non vi è "Nessun Dio. Solo Allah"). Ma
nuovamente, né il sacrificio animale e né il mangiar carne fanno parte di questi
pilastri.
Il sacrificio animale ha solo significato nel contesto del ringraziamento di Allah per i
nostri mezzi di sopravvivenza. In tempi e luoghi dove gli animali erano (e sono) una
risorsa necessaria e dove gli uomini non avevano (hanno) altra scelta che il loro uso per
il proprio sostentamento, c'è un'importante lezione da imparare nel compiere un
sacrificio e dividere nella comunità quello che sarebbe visto come un bene di possesso
(da molti). In questi ambienti vi è un'assoluta necessità di un metodo Halal per la
macellazione, il quale cerca almeno di assicurare che, quando una persona deve uccidere un
animale per cibo (in maniera da sopravvivere), gli animali siano allevati nel loro
ambiente naturale e uccisi più umanamente possibile, in maniera tale da riaffermare la
verità (nel recitare la formula sotto) che solo Allah ha il diritto di prendere una vita
e che l'uomo umilmente faccia ciò solo per sopravvivenza, in nome di Allah.
Subhan Allahi
(La Gloria sia ad Allah)
Walhamdu lillahi
(ogni preghiera ad Allah)
Wa al ilaha ill Allahu
(e non vi è Dio eccetto Allah)
Wallahu akbar
(e Allah è il più grande)
Wa la hawlawa la quwwata illa billahi
(e nessuno ha la maestà ed il potere eccetto Allah)
Wa huwal aliyul'alheem. Amin
(e Lui è il più grande, il Supremo in Gloria. Amen)
In una situazione dove la carne deve
essere mangiata, c'è bisogno di regole sia per proteggere gli animali sia per impartire
un significato spirituale superiore ad un atto che potrebbe facilmente cadere in una
violenza sfrenata. Uno deve solo guardare a qualche paese supposto "buddista"
che è insufficiente nei termini della sua aderenza al vegetarianesimo per vedere quello
che succede quando non ci sono regole per fronteggiare i difetti umani. Non voglio
distinguere o condannare il buddismo (dato che è una valida tradizione e un valido
sentiero religioso) ma piuttosto fare un esempio, siccome in esso un ideale così alto è
sostenuto senza che vi sia un fronteggiamento con l'inevitabile realtà delle circostanze
"meno che ideali". Questo per dire che non vi sono regole riguardanti
l'uccisione di animali. Il buddismo parla contro ciò ma non ha il potere di distruggere
l'umanità da questa pratica antica. Così, quello che spesso succede è che macellai non
buddisti credono che nessun buddista ha il diritto di prendere una vita ma può, tuttavia,
mangiare perfino la carne prodotta nelle confezioni più inumane. Lo stesso vale per le
terre occidentali cristiane che parlano del mondo muslim come un mondo dove si sacrifica
gli animali, sebbene essi abbiano allevamenti industriali istituzionalizzati e portano
distruzione ambientale in tutto il mondo.
Così, questa non è una questione o bianca o nera, dove il sacrificio animale sia sempre
sbagliato o dove le persone che professano il vegetarianesimo siano in qualche modo più
spirituali o vicini a Dio ma allo stesso tempo non è una cieca accettazione di una
tradizione per amore del rituale.
Se qualcuno vive in un clima desertico, in un piccolo villaggio dove il mangiar
carne è una realtà incambiabile e una questione di sopravvivenza, la questione del
sacrificio animale ha contesto e rilevanza. Ma per quelli di noi che vivono nel mondo
moderno, dobbiamo seriamente dubitare di pratiche che non solo hanno perso significato
(nelle nostre circostanze presenti) ma che contribuiscono ad uno spargimento di sangue non
necessario e a una distruzione ambientale (per non parlare dei problemi di salute a cui
vanno incontro i mangiatori di carne).
Inoltre, la maggioranza degli animali usati per il sacrificio durante l'Hajj non sono
stati neanche allevati o uccisi in un modo Halal. In quei giorni, il numero di animali di
cui si ha bisogno è così alto che la maggioranza è importata dalla Nuova Zelanda o da
altre nazioni. L'allevamento di questi animali (insieme a quelli usati per l'esportazione
di carne e lana) sta contribuendo alla distruzione ambientale dell'ecosistema
neozelandese. In più, questi animali sono imbarcati in condizioni brutali di
sovraffollamento dove grandi percentuali muoiono regolarmente per malattie, calpestamento,
o problemi cardiaci. Questo non è umano. Questo non è Halal. E noi non possiamo ignorare
questa realtà. Non è abbastanza riconoscere che questa situazione è sfortunata. In
quanto muslim dobbiamo cambiare non solo le nostre azioni che contribuiscono a creare
questa situazione ma dobbiamo anche lottare per la protezione delle creature innocenti di
Allah. Non viviamo come 1.400 anni fa, e sia che ci piaccia o no, il mondo sta cambiando.
Possiamo dire quel che vogliamo sulla Sunna (la tradizione e la via del Profeta (sal)), ma
se facciamo ciò, dobbiamo prendere in considerazione l'intero disegno. Il Profeta (sal)
mangiava principalmente datteri e orzo e solo occasionalmente mangiava carne (che era
necessaria in quel tempo e luogo per una buona salute siccome vi era un clima aspro che
richiedeva uno stile di vita molto rigoroso il quale incideva molto sulla salute del
corpo). Certe circostanze non esistono oggi per la maggior parte del mondo sviluppato e
infatti il mangiar carne in relazione al nostro stile di vita sedentario attuale è
responsabile dell'incremento del cancro e degli attacchi di cuore è molto dannoso.
Il mangiar carne (e in relazione ad esso, il sacrificio animale) non è intrinseco
a ciò che il Profeta (sal) era o a ciò che predicò. E la maggior parte delle ricerche
attuali mostrano che gli uomini sono più in salute con una dieta vegetariana/vegan
(provando così che non abbiamo bisogno di mangiar carne e che non vi è più alcuna
giustificazione per il sacrificio animale in un contesto moderno). Certamente il Profeta
(sal), che ci istruì ad andare perfino in Cina in cerca dell' 'Ilm (Conoscenza Divina),
capì l'importanza di avanzare la nostra comprensione del mondo in cui viviamo e
l'importanza di vivere in armonia con ciò che ci circonda.
È giunta l'ora per tutti i veri muslim, siano essi sunniti o sciiti, sufi o altro, di
prendere le difese per gli standard universali di giustizia e compassione verso ciò di
cui il Profeta (sal) non solo parlò (sia attraverso Hadith, sia principalmente come
ricevitore della rivelazione coranica) ma mise anche in pratica.
Per coloro che necessitano di prendere una vita per sopravvivere, lasciamoglielo
fare umilmente e con rispetto per la vita che essi sono obbligati a prendere, dimostrando
più pietà e compassione di quanto sia umilmente possibile in una situazione così
negativa. Comunque, per coloro che non hanno più bisogno di ucciderli per sopravvivere,
cessiamo di farlo solamente per il soddisfacimento di fameliche brame introdotte da
nient'altro che dai nostri nafs (o livello inferiore dell'anima).
Questa sarebbe la vera Sunna del Profeta (sal).
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