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31 Luglio 2004  Cristiano Testa  Cosenza  Progetto Gaia 
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Il Quotidiano, Martedi 20 Luglio 04

Lettera aperta al Presidente Chiaravalloti
L’illegalità dei canili e quella delle amministrazioni comunali
di Massimo Celani


Da troppi anni ogni anno scrivo la stessa cosa. Soprattutto d’estate. Quando la meschinità umana viene allo scoperto e il drappello dei portatori di civiltà è più distratto. Prima mi limitavo a un discorso di denuncia generico e a parole di sensibilizzazione. Poi ho cominciato a correggere il tiro, a fare denunce più circostanziate. Su questo e su altri giornali con me sempre molto ospitali.
Ho cercato di spiegare il contesto di colpevole inoperosità (nel migliore dei casi) dei sindaci, la disattenzione dell’ente regionale (ho motivo di ritenere che non abbia nemmeno speso i soldi del trasferimento statale collegato alla legge 281 del ‘91), l’approccio clientelare dell’ente provinciale (che di solito a un intervento in favore dell’associazionismo animalista preferisce le gare di pesca e le mostre canine), la latitanza delle comunità montane. In tutti questi anni ho registrato una sola eccezione informata al principio di sussidiarietà: quello della provincia di Cosenza. Incontrai per sbaglio il vice-presidente Maiolo e gli parlai della mia paradossale vicenda canina. Tempestivamente e per due anni di seguito ho ricevuto il sostegno (forse piccolo ma per me incoraggiante) del presidente Acri e dell’assessore Laudadio. Quest’ultima – sintomaticamente - un assessore alla cultura, non certo di chi aveva delega per l’ambiente, la caccia e la pesca. Ho fornito poi una denuncia circostanziata alla Procura della Repubblica. Vabbé, anche se sto soffocando, intendo che ci saranno almeno cento chili d’indagini più importanti. Suppongo abbiano archiviato. Allora ho preso a dialogare col mondo della sanità. Ai vari commissari succedutisi all’ASL n.4 e al dirigente veterinario regionale ho provato a spiegare quanto l’operato zelante di certi dirigenti del settore randagismo alimentasse di fatto i canili orientati al business. Poi ho consegnato all’assessore Luzzo un progetto di canile-parco intercomunale affinché ne beneficiasse anche quella amministrazione comunale ignorante e incivile che dal 1995 si approfitta di chi scrive. L’assessore alla sanità mostrò interesse e sensibilità ma onestamente non ho più la forza di andare a Catanzaro a fare anticamera e stargli appresso. Nello stesso periodo provai pure a sensibilizzare gli altri assessori regionali. In particolare quello alla cultura e quello al turismo. I lettori più attenti ricorderanno una accorata lettera aperta intitolata “le leggi dell’ospitalità” (27 ottobre 2002). Provavo a contestualizzare diversamente il problema del randagismo, a interpretarlo come un biglietto da visita (negativo) per colui che arriva nella nostra regione, a interpretare il maltrattamento come (cosa che oggi enuncia efficacemente la campagna degli animalisti italiani) una palestra per il maltrattamento degli uomini. Nessuno ha mai nemmeno fatto finta di mostrare il minimo interesse per quel ragionamento. Pur sapendo in molti che quella teoria dell’ospitalità a partire dalla specie canina e felina nascondeva una lancinante situazione personale.
Silenzio. Anche da parte dei tanti amici “potenti” di casa nella mia ex agenzia di comunicazione (ex da quando i miei soci mi hanno spiegato che una srl non può essere amministrata come una onlus e che 30.000 euro l’anno - tra crocchette dei cani, antiparassitari e spese veterinarie - non sono deducibili come spese di rappresentanza): parlamentari, ex-parlamentari, consiglieri regionali, sindaci e segretari di partito. Un silenzio assordante. Per pudore sorvolo sulle mie condizioni di vita degli ultimi anni e ritorno sulla questione pubblicamente, per l’ultima volta, confidando lombrosianamente nella faccia da cagnolone buono del Presidente Chiaravalloti. Contestualmente trasmetto al suo capo di gabinetto un corposo dossier. Suppongo che il prefetto, il procuratore della repubblica, i piemme, il presidente della provincia e il presidente della giunta regionale leggano i giornali. Mi convochino tempestivamente. Lo facciano almeno per un motivo: per il rispetto di un cittadino che, vuoi per forma mentis vuoi per snobismo, desidera fortemente un paese “normale” dove l’ingiustizia non è contrastata solo da Maurizio Costanzo, le iene e il gabibbo.
Agli amici chiedo di adottare uno dei cani del comune di Dipignano, prima che facciano una brutta fine. In subordine (si vede che sono alle prese con gli avvocati) chiedo loro d’inviare un fax di protesta al neo-sindaco di quel comune che come primo atto amministrativo si dà lo sfratto da solo (vuole destinare ad altro uso la vecchia scuola adibita a rifugio comunale: sottolineo “comunale” e m’ingiunge il trasferimento (manco a dirlo a mio carico) dei cani, lì finora custoditi esemplarmente oltre che a mie spese, in un canile lager benedetto dall’ASL locale. Basterà scrivere “vergogna”. Lui capirà. I più pazienti (o pedanti) potranno ricordargli che la legge 281 del 1991 prevede all’art. 4 che “I comuni, singoli o associati, e le comunità montane provvedono al risanamento dei canili comunali esistenti e costruiscono rifugi…”, e che l’art. 6 della legge regionale n. 4 del 2000, sancisce un secco divieto di convenzioni con strutture private.
Continuo a considerare il Presidente Chiaravalloti non solo un politico ma un uomo di legge. Sono certo che, a parte il mio caso specifico, non avrà difficoltà a rendersi conto di quanto - su questo punto - l’illegalità trionfi in tutta la regione. Il legislatore nel 1991 (forse non a caso era estate), il legislatore regionale nel 90 e nel 2000 non volevano certo far sì che poche strutture private si gonfiassero a dismisura fino a diventare delle orribili strutture concentrazionarie, legalizzate da superficiali dirigenti veterinari delle aziende sanitarie, macchine da business grazie alla colpevole ignoranza dei sindaci. I tanti che si sono adoperati, in parlamento e in consiglio regionale, volevano solo difendere i diritti degli animali, incentivare le adozioni e la realizzazione di piccole (sottolineo “piccole” strutture rifugio comunali o intercomunali. La prego, presidente Chiaravalloti, forse se ne è accorto tardivamente ma non sprechi questa occasione. E’ in ballo una questione di civiltà, d’intersezione di cultura politica e giuridica. Crei in fretta le condizioni per ristabilire la legalità.
E – soprattutto – mi faccia una telefonata. Sono molto stanco, magari mi rincuorerò un po’.



se qualche animo gentile o compassionevole vuole inviare qualche fax, quello di seguito è un testo leggermente più efficace
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dott. Diego D'Amico
Prefetto di Cosenza
fax 0984 8450666

on. Mario Oliverio
Presidente della Provincia di Cosenza
fax 0984 23406

dott. Gianfranco Luzzo
Assessore alla Sanità
Regione Calabria
fax 0961 775459

dott. Alberto De Maio
Commissario Straordinario AS n. 4 Cosenza
fax 0984 893490

dott. Annibale Lupi
Servizio Veterinario
Azienda Sanitaria n.4
fax 0984 25493

Sig. Roberto Perri
Sindaco di Dipignano (CS)
0984 621348

oggetto: illegalità diffusa e inciviltà dell'amministrazione comunale di Dipignano

Considerato
che la legge 281 del 1991 prevede all'art. 4 che "I comuni, singoli o associati, e le comunità montane provvedono al risanamento dei canili comunali esistenti e costruiscono rifugi";
che l'art. 6 della legge regionale della Calabria n. 4 del 2000 sancisce un secco divieto di convenzioni con strutture private;
che il canile sanitario dell'AS n.4 allocato presso "Cino Sport" di Mendicino con l'attiguo canile rifugio "Terre donniche" (Cosenza), il canile Dog’s House di Torre Melissa (Crotone), detengono i cani in contrasto con la etologia e con le necessità naturali della specie, in evidenti condizioni di sofferenza (art. 727 codice penale 'Maltrattamento di animali') e sovraffollamento;
che i cani ricoverati nel canile sanitario e nei due rifugi citati non escono mai dalle celle-gabbia di dimensioni anguste, sono stabulati e aggregati senza tenere in conto criteri di compatibilità;
che da più parti viene segnalata una altissima percentuale di mortalità tra gli animali e lo smarrimento (art. 672 codice penale “Omessa custodia e malgoverno di animali” di un alto numero di cani ad opera degli stessi gestori dei canili e dei responsabili veterinari pubblici;

CHIEDO
che si ponga termine alla illegalità diffusa in materia di rispetto dei diritti degli animali,
che venga ripristinato il rispetto dello spirito e della lettera della legge 281,
che venga data una perentoria indicazione di disdetta alle convenzioni dei comuni della provincia di Cosenza con le strutture sopra citate,
che vengano prontamente realizzati piccoli canili comunali o intercomunali da affidare in gestione all'associazionismo animalista e non alla cino-mafia.

Per quanto riguarda la paradossale vicenda del COMUNE DI DIPIGNANO che decide di dismettere il canile comunale - di fatto sfrattando se stesso - ingiungendo però a un volontario, che dal 1995 si occupa in perfetta solitudine di quei cani, il trasferimento in una struttura lager a sue spese,

CHIEDO
al Rappresentante del Governo, della Giunta Regionale e della Giunta Provinciale, un intervento d'urgenza improntato alle logiche di responsabilità, legalità e sussidiarietà, teso a salvaguardare il benessere dei circa 80 cani custoditi in quel rifugio e pure quello di un volontario da più anni vessato e ormai allo stremo. Garantendo inoltre l'applicazione dell'art.97 della costituzione italiana "...in modo che siano assicurati il buon andamento e la imparzialità dell'amministrazione" e censurando parallelamente in tutte le sedi opportune il comportamento dell'amministrazione comunale dipignanese.

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